Un presidio contro Berlusconi al Quirinale, “sperando che non sia follia”

Mi sembra di essere il protagonista di quel successo di Battisti: “Ancora Tu? Ma non dovevamo vederci più?

In effetti è perlomeno paradossale, a 9 anni dall’ultimo presidio importante del Popolo Viola, quando la Cassazione certificò la condanna definitiva di Silvio Berlusconi, dover convocare ancora le e gli attivisti/e per un presidio per sancire che anche solo il pensiero di sentirlo nominare come candidato al Quirinale è quanto di più lontano che un Paese civile e democratico possa aspettarsi.

Ma invece siamo ancora qui, a chiedere che il 4 gennaio, a Roma, piazza Santi Apostoli, dalle 17 in poi, ci si ritrovi in un presidio resiliente e resistente. Una iniziativa che vorrebbe servire a mettere sul “chi va la” chi sarà chiamato dal presidente della Camera Fico a votare il, o meglio la, presidente della Repubblica Italiana.

Il nostro sarà un avvertimento civile e composto, ma chiaro: non si vota un pregiudicato e chi ha rappresentato negli ultimi 30 anni il peggio della politica italiana, con le sue gaffe, le sue leggi ad personam, i suoi processi e anche i suoi stili di vita che in qualsiasi altro paese democratico lo avrebbero espulso definitivamente dalla vita politica. Invece ancora oggi, ci troviamo a parlare del rappresentante di un’Italia arretrata e maschilista, colui che in una trasmissione televisiva, chiese a una ragazza: “Lei quante volte viene?” E continuando “Si giri..” mentre le osservava il deretano, tra le risate compiaciute del pubblico e del giornalista. Di questo soggetto si parla come possibile presidente di tutti e tutte noi, ma per fortuna c’è qualcuno che ne parla come di una figura divisiva che demolirebbe l’ultima istituzione rispettata.

Eppure quella che stiamo vivendo è una sceneggiatura che sembra scritta dal regista di “Good Bye, Lenin!”, ma al contrario. Mentre lì la protagonista si risveglia e deve fare i conti con un mondo completamente diverso dopo la caduta del muro e del comunismo, qui è come se ci fossimo addormentati quel 1 agosto 2013 in piazza Cavour a Roma, convinti che Berlusconi sarebbe uscito definitivamente dalla scena politica e ci potremmo risvegliare fra poco più di un mese con la sorpresa di vederlo occupare il ruolo di più alto rappresentante istituzionale.

Ecco perché il presidio del 4 gennaio non sarà un raduno di redivivi, ma la rappresentanza di quella società civile, lo abbiamo visto tante volte, che ha sempre oscillato tra fasi di latenza e di movimento, ben identificate da Alberto Melucci come momenti di sperimentazione ed elaborazione di nuovi significati e nuovi codici, per formare una identità collettiva che emerge quando necessario.

È capitato tante volte nella nostra storia: negli anni ci siamo impegnati in progetti diversi (ecologia, diritti, democrazia) che non esigevano una presenza in piazza, ma piuttosto elaborazioni culturali e politiche. Spesso abbiamo sopperito noi, forse indegnamente, alla mancanza di grandi figure di riferimento che storicamente rappresentavano l’avanguardia intellettuale di questa identità: Franca Rame, Dario Fo, Oliviero Beha, Mario Monicelli, Margherita Hack, Giorgio Bocca, Gino Strada, Andrea Camilleri, per citare solo alcune e alcuni di coloro che parteciparono alle nostre iniziativa, sostenendo le nostre battaglie, e che purtroppo non ci sono più. Per fortuna una nuova generazione – soprattutto in merito alle emergenze climatica, sociale e della cura – è nuovamente mobilitata nelle piazze e sui social, come è stato con il Popolo Viola. A queste nuove soggettività chiediamo di unire gli sforzi per aprire una nuova stagione sul fronte della salvaguardia della democrazia e difesa delle istituzioni.

Quindi ci vediamo il 4 gennaio, dalle 17, in piazza Santi Apostoli, “sperando che non sia follia”, come concludevano Battisti e Mogol.

Tratto dall’Huffigtonpost.it

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